Jobs Act Renzi: significato del testo e pdf

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    Il Consiglio dei Ministri ha lavorato per varare i decreti attuativi della riforma del lavoro. Il Jobs Act di Renzi prende vita. In particolare è stato stabilito che da marzo prenderà il via il contratto a tutele crescenti e sarà detto addio ai contratti co.co.pro. E’ prevista l’eliminazione delle collaborazioni a progetto con il divieto di nuovi contratti di questo genere. Viene cancellato anche il contratto di associazione in partecipazione, che è utilizzato soprattutto nel settore commerciale. Si è stabilito di procedere all’ok definitivo anche per i nuovi ammortizzatori sociali.

    JOBS ACT DI RENZI: TESTO INTEGRALE IN PDF

    Il primo passo in questo senso è rappresentato dalla Dis-Coll, l’indennità di disoccupazione per i collaboratori che hanno almeno 3 mesi di versamenti contributivi. L’altra novità è la Naspi, che scatterà da maggio e che prevede un sussidio pari alla metà dei periodi contributivi degli ultimi 4 anni.
    Il Premier respinge le accuse di chi gli dice di aver fatto una legge che giova prima di tutto agli industriali. Il provvedimento è stato approvato senza modifiche nel testo, anche se le critiche sono state molte. Pareri critici sono arrivati da parte di Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera, e da parte dei rappresentanti di SEL, in primo luogo Nichi Vendola.
    Nel Jobs Act il contratto a tempo indeterminato diventa la forma privilegiata rispetto agli altri tipi di contratti. Proprio il tempo indeterminato viene incentivato con un taglio dei contributi o dell’Irap. Inoltre viene previsto un nuovo tipo di contratto a tutele crescenti, che variano in base all’anzianità di servizio. Il piano del Premier sembra essere ormai giunto alla sua versione definitiva, che risponde all’obiettivo della semplificazione.
    Il disegno sulla riforma del lavoro varato dal Governo ha l’obiettivo di arrivare al superamento di tutte le forme di contratto oggi esistenti e di fare in modo che allo stesso tempo venga ridotta la precarietà.

    Il reintegro
    Particolarmente discusso è stato il punto del reintegro, che tocca in maniera puntuale la questione dell’articolo 18. Il governo ha presentato un emendamento che riguarda il diritto al reintegro nel posto di lavoro. Questo sarà limitato soltanto ai licenziamenti nulli e discriminatori. Per i licenziamenti economici, invece, non ci sarà la possibilità del reintegro, ma è previsto un indennizzo economico, il cui importo diventa più alto in base all’anzianità di servizio. Secondo ciò che è stato stabilito dall’esecutivo, per l’impugnazione del licenziamento ci saranno dei tempi certi. Nel frattempo permane la discussione, perché Civati, in seguito alla presentazione di 8 emendamenti della minoranza del PD alla legge di stabilità, ha detto che voterà contro il Jobs Act. Secondo Alfano, ci sarebbero le premesse per un accordo.

    Il cambio di mansioni
    C’è stato qualche ritocco anche per quanto riguarda il cambio di mansioni. Tutto sarà deciso dai contratti nazionali e aziendali. Comunque è stato stabilito che sarà possibile fare qualcosa sul demansionamento: considerando anche le condizioni di vita ed economiche del lavoratore, ci sarà la possibilità di assegnargli anche mansioni inferiori rispetto alla categoria di appartenenza.

    Il salario minimo
    E’ stata disposta la norma che consente di introdurre il compenso orario minimo. Per il momento resta soltanto una regola sperimentale, però, con il tempo, potrebbe diventare una regola più diffusa, specialmente se i contratti a scadenza non venissero più rinnovati.

    Voucher
    Importanti novità anche per quanto riguarda i voucher, buoni utilizzati per le prestazioni occasionali. E’ stato stabilito un tetto all’utilizzo annuale per ogni singolo lavoratore e verranno applicati in tutti i settori. Resterebbe, comunque, l’ipotesi dell’incremento del vecchio limite dei 5.000 euro l’anno.

    Le verità nascoste
    E’ possibile, in sostanza, dare un giudizio sul testo del Jobs Act presentato dal PD di Matteo Renzi: si tratta di un piano molto ambizioso, che riesce a focalizzare i problemi più urgenti del Paese pur inserendoli in una prospettiva più ampia. Ed è proprio questa ambizione a prestare il fianco alle critiche di chi ritiene che, come spesso accade per testi di questo tipo, alla fine si tratterà solo di belle parole che non avranno seguito sul piano pratico. Non focalizzandosi solo sulla questione lavoro ma ampliando il discorso con aziende, questione energetica e transazioni finanziarie, il Jobs Act vuole essere qualcosa di complesso, parlando non solo di ciò che è necessario fare domani ma cosa è fondamentale fare per risolvere la questione strutturale.

    Perché è lì il vero problema del sistema economico italiano: la carenza di una prospettiva a lungo termine che vada oltre gli interventi a breve termine che mettono in pace le categorie professionali ma non risolvono la crisi strutturale. Il piano di Renzi prova a dare queste risposte, eppure mancano argomenti importanti, che nel testo trovano poco o nessuno spazio: sistema previdenziale (in riferimento soprattutto ai baby pensionati); donne che non lavorano o che vengono considerate professioniste di serie B; giovani laureati che fuggono e giovani non preparati allo sbaraglio nel mercato del lavoro. Non solo, perché se creare lavoro è importante, non è da meno migliorare la produttività del lavoro stesso, problema atavico nelle aziende nostrane.

    Numerosi gli interrogativi: come ridurre la differenza tra chi è straprotetto e chi non ha alcuna tutela? Chi paga l’assegno universale e i sussidi per chi non trova lavoro? Dove verranno presi i fondi per il taglio del 10% a favore delle imprese? Domande ad oggi senza risposta ma, se il progetto è non solo creare lavoro a breve termine ma riequilibrare l’intera struttura, allora ci vorranno soluzioni concrete e anni di duro lavoro (e dure decisioni) per evitare che il Jobs Act resti solo carta straccia.

    Edited by Bangerz - 22/2/2015, 14:52
     
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