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PUNTEGGIATURA (SEGNI D'INTERPUNZIONE)
I segni d'interpunzione si adoperano per indicare le varie pause del discorso e per renderlo più chiaro e colorito. Essi sono: la virgola, il punto e virgola, i due punti, il punto (o "punto fermo"), il punto interrogativo, il punto esclamativo, i puntini sospensivi (o "punti sospensivi"), le virgolette, la lineetta, la parentesi, il tratto d'unione.
La virgola (,) indica la pausa più breve fra due parole o fra due proposizioni. Allo scopo di evitare un suo uso troppo parsimonioso o eccessivamente abbondante, si tengano presenti alcune regole. La virgola si adopera: per separare un vocativo (?): ragazzi, siate buoni; nelle enumerazioni, dinanzi a ogni termine che non sia unito agli altri con una congiunzione (?), oppure quando le congiunzioni sono ripetute a ogni termine : ad esempio, Il panorama era bello, suggestivo, nuovo; Ieri in piazza vidi te, tuo padre, tua madre e tuo fratello; e corre, e si precipita, e vola; nelle apposizioni (?), negli incisi, nelle interiezioni (?): ad esempio, Roma, capitale d'Italia, è città antichissima; Il sole splende, nel vespero, con minor fiamma; Oh, potessi scrivere così bene!; dopo alcuni avverbi (?), quando hanno valore di un'intera proposizione (?): Sì, ho una buona speranza; No, non posso venire; Bene, verrò presto a trovarti; nelle proposizioni in cui non si ripeta il verbo già espresso in una frase precedente: le fortezze furono smantellate; le città, distrutte; le campagne, devastate; davanti a sebbene, affinché, che consecutivo, se condizionale, ma, però, anzi e nelle proposizioni correlative: è bravo, ma poco socievole; gridò tanto, che perse la voce; per dividere le proposizioni coordinate per asindeto (?): ad esempio, Venne, vide, vinse; Espose le sue idee, criticò i nostri progetti e se ne andò; per distinguere le varie proposizioni che compongono il periodo (?): Ho visto, mentre partivo, che arrivava tuo padre, ma non gli ho detto nulla, perché avevo fretta.
La virgola si omette: a) quando sono usate le congiunzioni (?) e, o, ovvero, né, tranne quando si vogliono ottenere effetti speciali con più frequenti pause nel discorso: ad esempio Né il denaro né la promessa di una brillante carriera possono corrompermi. Qui a Milano, o nel suo scellerato palazzo, o in capo al mondo, o a casa del diavolo, lo troverò(Manzoni); b) quando la proposizione subordinata svolge la funzione di soggetto o di complemento oggetto, salvo che sia invertito l'ordine naturale: ad esempio, Era chiaro che volevano il mio voto; Che volevano il mio voto, era chiaro.
Il punto e virgola ( indica una pausa più lunga della virgola e serve a separare due parti di uno stesso periodo o per segnare che tra due ordini di circostanze c'è una differenza o addirittura un'opposizione: ad esempio, Quando vidi che tutti mi fissavano, mi colse l'imbarazzo; tuttavia non mi persi di coraggio e risposi.
I due punti ( si adoperano: a) per introdurre una frase esplicativa: L'anima dell'astuto è come la serpe: liscia, lucente, lubrica e fredda (Tommaseo); b) quando si riportano parole o discorsi altrui. In questo caso, i due punti sono seguiti da una lineetta o da virgolette e dall'iniziale maiuscola: ad esempio, Il sapiente Socrate ebbe a dire: "Questo solamente io so, di non saper nulla". c) quando segue un elenco, una enumerazione: ad esempio, Le proposizioni subordinate possono essere di vario tipo: interrogative, oggettive, finali, ecc.
Il punto fermo (.) segna la pausa più lunga e si adopera alla fine di un periodo: E' mia vecchia abitudine dare udienza, ogni domenica mattina, ai personaggi delle mie future novelle (Pirandello). Il punto si pone anche al termine delle abbreviazioni (ecc., part., sm., avv.) o tra le lettere di una sigla (O.N.U., C.G.I.L.) e - in questo caso - l'ultimo punto non è seguito da lettera maiuscola.
Il punto interrogativo (?) segna una frase interrogativa diretta (?). Se l'interrogazione è indiretta (?) non si pone il punto interrogativo: ad esempio, Cosa dice?; Dimmi cosa dice; Dimmi: Cosa dice?. Il terzo esempio indica una interrogazione diretta, dipendente da un verbo asseverativo (?). Se il punto interrogativo chiude un periodo, la parola seguente si scrive con la maiuscola; se invece si succedono più interrogazioni, dopo ogni punto interrogativo potrà seguire la lettera minuscola: ad esempio, Dove sei stato? Ti ho cercato tutto il giorno; Chi è stato? chi ha rotto il vetro?. Il punto interrogativo si scrive dopo gli incisi racchiusi entro parentesi, mentre si omette talora dopo gli incisi racchiusi tra due virgole: ad esempio, Il capo non sapeva (e chi avrebbe dovuto dirglielo?) che alcuni avevano tradito; Un giorno, chi sa, potremo incontrarci ancora. Il punto interrogativo si pone anche tra parentesi dopo una frase o una parola, specie di altro autore, per indicare ironia o incredulità: ad esempio, Il professor (?) Alessi sostiene il contrario.
Il punto esclamativo (!) si pone alla fine di una frase per esprimere stupore, meraviglia, dolore ovvero uno stato d'animo eccitato: Com'era bello!; Chi l'avrebbe sperato! Si pone anche nel mezzo della frase creando una pausa qualitativa: Quando ti vidi, ahime!, mi sentii mancare. Il punto esclamativo si pone anche tra parentesi dopo una frase o una parola riferite da altro autore, quasi come lapidario commento: La nostra proposta fu giudicata "paradossale" (!).
Il punto misto (!?), formato dal segno esclamativo e da quello interrogativo, esprime sorpresa, meraviglia, incredulità: ad esempio, Ha mentito. Possibile!? La parola seguente si scrive con la maiuscola.
I puntini sospensivi (...) indicano una interruzione del discorso, una pausa eloquente, una reticenza: Cominciò: se io... ma non finì; Non vorrei che...; Se posso... Se non le dispiace... (Pirandello); A buon intenditor... I puntini di sospensione si usano: 1) per preparare il lettore a una metafora ardita: ad esempio, Direi quasi che cantava... in punta di piedi; 2) per invitare il lettore a trarre le sue conclusioni al termine di un racconto o di un articolo; 3) all'inizio e alla fine di una citazione, al posto di quanto precede o di quanto segue: "...mi ritrovai per una selva oscura..." 4) alla fine di una serie per indicare che la serie stessa continua: Primo, secondo, terzo... Dopo i puntini si usa la maiuscola solo se essi indicano la fine di un periodo.
Le virgolette (<<...>> oppure "...") servono a racchiudere un discorso diretto, a mettere in rilievo una parola o un elemento della frase, oppure a introdurre una citazione: "In che posso ubbidirla?" disse don Rodrigo, piantandosi in piedi in mezzo alla sala (Manzoni). Considera che la parola "piano" può avere più significati. Cesare disse: "Il dado è tratto".
La lineetta (-) sostituisce spesso le virgolette, specialmente nei dialoghi: Carlo disse: - Dove vai? - E Giorgio rispose: - Vado a trovare un amico.
La parentesi tonda ( ) serve a racchiudere parole o proposizioni che non hanno una relazione necessaria con il resto del discorso. La parentesi è duplice: una di apertura e una di chiusura: ad esempio, Luigi (chi lo direbbe?) è stato promosso senza esame.
Il trattino o tratto d'unione (-) serve a indicare al termine di una riga che la parola è spezzata e che continua nella riga seguente. Viene anche usato per congiungere i termini di parole composte: ad esempio l'accademia scientifico-letteraria, il confine italo-austriaco.
L'asterisco (*) può servire come richiamo per le annotazioni a piè di pagina. Se l'asterisco viene ripetuto per tre volte, sostituisce un nome proprio di luogo o di persona che non si sa o che si vuole tacere : Il padre Cristoforo da *** era un uomo più vicino ai sessanta che ai cinquant'anni (Manzoni).
La partentesi [( )]quadra chiude parole estranee al testo, aggiunte per chiarimento : Quel grande [Petrarca] alla cui fama è angusto il mondo, per cui Laura ebbe in terra onor celesti (Alfieri).
Oggi si tende a diradare i segni d'interpunzione e anche ad abolirli del tutto, talvolta per eccesso di raffinatezza, ma spesso per ignoranza. La punteggiatura (e ogni altro segno grafico di pausa) è comunque un elemento soggettivo, il cui uso dipende dall'intuizione, dalla carica emotiva, dalle predilezioni stilistiche dipendenti non solo dal mondo interiore dell'autore, ma anche dalle condizioni storiche del fatto espressivo.
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