TENNIS: MURRAY MINACCIA LO SCIOPERO

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    Il tennis mondiale vive uno stato d'agitazione. Colpa delle troppe partite, che stremano il fisico dei giocatori. Così, negli ultimi giorni, anche i migliori al mondo hanno alzato la voce. E dopo le lamentele di Nadal, è toccato a Andy Murray minacciare Itf e Atp, le due federazioni che stilano il programma stagionale: "C'è un rischio di sciopero, i giocatori sono pronti a farlo. Vogliamo meno tornei e due-tre settimane in più di vacanza".

    Il malessere - mai nascosto - è aumentato a colpo d'occhio nell'ultimo periodo. La fine posticipata degli Us Open, quarto slam stagionale, ha lasciato poco spazio per recuperare dagli acciacchi e prepararsi alla Coppa Davis. Così Djokovic è stato costretto a un ritiro in lacrime contro l'Argentina, mentre Nadal, Federer e lo stesso Murray (fino a pochi giorni prima impegnati a New York) son dovuti ricorrere agli straordinari per essere in campo e aiutare il proprio paese.

    Una situazione inaccettabile, tanto da far scattare la molla a Murray. Il britannico ha invocato una riunione fra giocatori per metà ottobre a Shanghai (dove si giocherà il Master 1000), ma anche minacciato Atp e Itf: "C'è chiaramente un rischio di sciopero. So, per aver già parlato con loro, che diversi giocatori non hanno paura di ricorrervi. Spero non ci si arrivi ma la possibilità esiste. Avvieremo discussioni con l'Atp e la Federazione tennis internazionale per vedere se si possa giungere a compromessi. Se non sarà possibile, prenderemo provvedimenti". Cosa chiedono i tennisti? "Vogliamo solo che alcune cose cambino - spiega lo scozzese - che ci siano appena un po' meno tornei ogni anno, vale a dire due o tre settimane di meno. Non è irragionevole".

    Murray, che aveva già definito un 'bordello' l'organizzazione del calendario, è sulla stessa lunghezza d'onda di Rafa Nadal, che dopo aver perso la finale di Flushing Meadows con Djokovic, aveva raggiunto il ritiro della sua Spagna: "L'Itf si sta suicidando pur di non cambiare lo svolgimento della stagione - aveva detto - Vogliono che i migliori difendano il proprio paese in Davis, ma poi ci trattano in questo modo". Uomo avvisato mezzo salvato. Le racchette al chiodo ancora ci mancano. Chissà per quanto.

     
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